Reliqvia è la traccia concreta, l’ultima traccia, per descrivere in vita un’esistenza sopra di noi, diversa e prodigiosa. È l’armadio sempre chiuso, la custodia pregiato degli uomini sacri che ci fa capire che il tempo è prezioso e che rischia di consumarsi senza farci lasciare un solco chiaro nella vita. Reliqvia è il chiodo della Passione, incenso stratificato e torbato dagli anni solenni e sacri. Non c’è il sacro, se gli uomini del sacro non lo riconoscono come tale, e lo esaltano nei riti perfetti. Reliqvia è il perfetto spazio del sacro. Toccare le reliquie, toccare qualche cosa che sia stato a contatto con esse è una grazia e una garanzia: per questo i romani straziavano i veli che avevano rivestito i santi martiri e nei quali erano avvolti i cadaveri dei pontefici. Per questo i pontefici erano avvolti proprio in quei veli. Al cospetto delle reliquie sono risanati i mentecatti e liberati gli indemoniati e gli ossessi, i ciechi ritrovano la vista, gli zoppi ricominciano a camminare…